venerdì 19 agosto 2016

La rettitudine : il passo da osare ...



Ognuno grida il proprio nome, al suo 'tre'... A significare cosa?

"Avete sentito che forza? Ciascuno ha detto che c'è ... 
Dire il proprio nome è una responsabiità, un modo di stare nella Storia in piedi ...
"(...) Siamo in un momento storico dove non possiamo solamente aspettare che qualcuno 'ci riconosca'. Non è solo il momento storico, come ne abbiamo vissuto prima, di persone che cominciano in qualche modo a chiedere di essere riconosciuti. Quindi che il nome venga riconosciuto e con il nome l'identità, la situazione sociale, l'appartenenza a questa Storia e al luogo che si abita. Siamo in un momento storico dove noi dobbiamo avere la coscienza del nome, dobbiamo avere la coscienza che ciascuno di noi, donna, uomini, anziani, bambini, giovani, ... c'è. E' presente in questa storia e questo nome è troppo poco vedete pronunciarlo solo come un io isolato . Avete sentito che forza ciascuno ha detto che c'è e non c'è bisogno di fare una lista un elenco e chiamarci per nome ... ma contemporaneamente noi diciamo che ci siamo, in questa Storia. E che questo è il nostro posto in questa storia. Però quello che mi sembra importante oggi e ve lo presento come uno dei primi passi è proprio renderci conto del nostro nome, che siamo in questa storia e che il nome non può essere o aspettare che altri lo pronuncino, altri ci chiamino, devo dire il mio nome e dire il proprio nome è una responsabilità, un modo di stare nella storia in piedi, poi vedremo insieme un po' qual'è un testo biblico che potrebbe ricordarci questo ma credo che il proprio passo è ricordarci del nostro nome, come responsabilità dentro a questa realtà storica ... "



(...) Un passo che bisogna osare è davvero quello della rettitudine. Il passo va messo bene, retto.. un passo che ci permetta anche di stare in piedi, non solo di camminare sempre, ma di fermarci e di stare in piedi senza nessuna paura. Credo che questo è molto importante e nella storia di questo personaggio così affascinante - Gesù n.d.r. - vorrei ricordarvi che è un po' quello che succede in questo momento qui, le Beatitudini. 



Sono un testo dove si pronunciano dei nomi e dove lui pretende che queste persone si mettano in piedi e dicano il loro nome. Non è più capite la piazza anonima dove tutti andiamo lì ci gasiamo gli uni con gli altri perché siamo vicini e gridiamo, protestiamo o facciamo non so che, ma è questa anche forza dell'individualità in mezzo agli altri e le Beatitudini sono questi, cioè queste beatitudini così puntuali. Lui ha solamente chiamato ad alta voce delle persone perché rispondessero, quelli che hanno fame sete della giustizia, quelli che non ce la fanno più a respirare per differenti motivi che vanno dall'inquinamento, dal fatto che sono stretti dalle tasse, da tutte le tasse che devono pagare, non hanno più tempo di respirare perché devono lavorare più di prima perché senno' non ce la fanno, perché hanno i figli all'università o alle elementari e pensano come farò a portarli all'università ... Cioè, ma queste guardate sono le fatiche che ha raccolto Gesù di Nazareth, proclama il nome di quelli che sentono di non essere capiti, cioè che hanno provato questa ingiustizia è stato detto male di loro, e lui proclama questo nome anche perché ha una sintonia con queste persone, sa benissimo cosa significa sentirsi dire delle cose false, ma non importa. 


Lui chiama. Questo è un passo importante che Lui ci insegna nella sua trasparenza, la moltitudine non è mai anonima. Hanno sempre dei nomi, probabilmente chi poi ha scritto questi testi sulle beatitudini cioè la comunità di Matteo e quella di Luca si sono dimenticati i nomi di quelle persone e altro e hanno dovuto mettere "beati i poveri di spirito ..., beati .... ".. ma probabilmente Gesù conosceva, cioè gli aveva fatto dire il loro nome, ecco questo è un passo importante e lo possiamo imparare anche da Lui. Certamente, rivolgetevi a Lui, certamente non con la preghiera della magia 'fammi questo, dammi quell'altro.. aiutami in questo', perché non c'entra niente, non ce ne sono maghi... cioè, il nostro paradiso non è il paradiso dei maghi. I maghi sono personaggi storici quasi sempre imbroglioni. 
Allora, non c'entra niente con questo. Rivolgetevi a Lui, ... cioè tenetelo nella memoria o come dicevano gli antichi, ripetete solo il Suo Nome e basta quello. Cioè basta davvero sentire che comunque non siamo gli unici a volere la Storia in un certo modo anzi, dobbiamo aiutare a desiderarla di più, non fatevi distrarre da altre cose... e allora ripensate a questo testo delle Beatitudini. Sarebbe bello poter avere tempo per dire questo però ecco, un'ultima cosa: non resistiamo solo nella fatica. 
Resistiamo anche nei momenti in cui ci sembra che il vento ci porti dove davvero vogliamo, o davvero soffi dalla nostra parte, ... a gonfie vele, come diciamo, perché guardate oggi l'ambiguità della nostra storia soprattutto nei luoghi della responsabilità, sia ecclesiastica che l'altro ... il contropotere ecclesiastico è come sempre da secoli il potere temporale, la politica, allora in questi luoghi sembra che succeda una cosa strana, cioè le persone, che probabilmente avevano intuito, avevano gridato il loro nome con responsabilità, arrivano lì e dato che non vedono più la sofferenza perché guardate, la prima cosa che succede è che prendono una distanza i politici e le politiche dal ritmo umano, non parliamo di sofferenza.. ma dal ritmo normale di un pensionato, di una persona che ha degli impiegati da tenere, di una persona che fa il suo dovere sul lavoro, prendono una distanza tale che si dimenticano di resistere e invece io vi chiedo questo: se per caso siamo in un momento della nostra vita in cui il vento è a nostro favore, resistiamo, è lì la nostra ascesi, l'ascesi non è solo nel momento della fatica, cioè non dobbiamo incitarci solo quando non ce la facciamo più, ma quando sentiamo che ce la facciamo. Davvero, restiamo un po' delle persone rette, nella rettitudine, questa parola che nessuno usa più. Stare retti, che è la famosa parola greca della parresìa, che noi traduciamo appunto facilmente con 'dire la verità'. Ma invece proviamo a tradurla in questo modo : persone che nel loro piccolo non fanno come fanno questi signori cultori del potere e del denaro, perché queste persone ormai sono cultori del ... - non si sa come mai, eh... io lo dico perché ho votato della gente e poi la ritrovo lì purtroppo ce l'ho avuta anche vicino ultimamente, e non sanno come mai. 



Allora vedete noi vorremmo essere nel nostro piccolo, perché non miriamo nemmeno più a questi posti che o cambiano o non servono a niente, noi miriamo ad essere delle persone che stanno in piedi e che se aiutano gli altri è solo per stare in piedi, non per averli come proseliti, come persone che mi daranno il voto o che a loro volta mi riconosceranno come profeta ma delle altre persone aiuto le persone a stare in piedi, probabilmente staranno in piedi in modo diverso da me, su una gamba sola, su due gambe, non lo so, coi piedi nell'acqua o per terra, non importa ma staranno in piedi. E credo queste siamo le vere Beatitudini. Allora, vi ringrazio della vostra attenzione ma vi chiedo di nuovo e adesso con più consapevolezza di fare come all'inizio, rigridiamo i nostri nomi così adesso lo faccio anch'io.
 Grazie.

Antonietta Potente 



mercoledì 10 agosto 2016

Chi sei?





Cammini con passo assorto e lento fra i vicoli odorosi e lenti della mia infanzia, ti guardi intorno e cerchi una casa che hai da sempre desiderato. Sollevi gli occhi, ora, e mi vedi mentre mi nascondo dietro scure persiane, sollevi la tua mano per un cenno breve ed io bruscamente mi allontano. Chi sei? Perché proprio me hai cercato, con occhi sereni di fuoco? Non ti conosco, sei straniero, diverso, e non mi devo perdere nel tuo sguardo! 
 Un tocco, breve e sicuro alla porta: stai bussando, cerchi me, vuoi che apra! Hai percorso spazi e tempi senza misura per cercarmi e non ti spaventa la mia paura. 
 Mi ami, si dilata il tuo cuore, lo vedo, per accogliermi tutta, mi inviti alla festa: con timore, lentamente, scendo le scale e piano piano ti apro la mia porta. Entra! ...